Riscattare gli anni di laurea senza pagare un soldo. Al momento è solo un'ipotesi (piuttosto costosa per le casse dello Stato) pensata per garantire esclusivamente coloro che stanno per entrare solo ora nel mondo del lavoro dopo aver passato tanti anni sui libri. Ecco come funziona, quali vantaggi porta e chi ne potrebbe usufruire.
Il metodo di calcolo contributivo, che si applica a quanti hanno iniziato a versare contributi dopo il 1996, si basa esclusivamente sui versamenti effettuati. Il problema è che oggi la maggior parte dei lavoratori ha una carriera discontinua, fatta di assunzioni a termine, interruzioni e ripartenze lavorative, accompagnate da stipendi risicati. Da qui l'idea di progettare un sistema di garanzia che assicuri in ogni caso un assegno minimo stabilito e indipendentemente dai contributi versati.
Il riscatto della laurea, dunque, consente di fare valere gli anni di studio come anni effettivi di contribuzione presso la propria cassa previdenziale. Si tratta di anni per i quali però il cittadino, impegnato nel conseguimento della laurea, non paga all'Inps alcun contributo. Ecco perché oggi il riscatto degli anni di laurea ha un onere contributivo che pesa totalmente sul contribuente, ovvero il cittadino può riscattare gli anni della sua laurea ma pagando di fatto ciò che di contributi non ha pagato in quegli anni. Le somme richieste possono essere anche importanti: tuttavia, dal 2019, grazie al riscatto agevolato c’è la possibilità di versare cifre molto più basse ma occorre rispettare alcune stringenti condizioni.
a cura del
Sindacato di Base Unicobas Scuola & Università Cosenza